venerdì 21 novembre 2008

Hotel Erotika - Intro




Hotel Erotika – ( S.R.L )


“Oh, i gentiluomini stanno conversando e la luna di mezzanotte è sulla riva del fiume / Stanno bevendo e passeggiando ed è il momento per me di scivolare via / Io vivo in un altro mondo dove la vita e la morte vengono fissate nella memoria / Dove la terra è legata con perle di innamorati e tutto quello che vedo sono occhi scuri” (Bob Dylan “Dark Eyes”)


PARTE UNO

La pioggia continuava. Era una pioggia perenne (come il dolore), una pioggia dura e fumante, una pioggia che era sudore; un prorompere, un irrompere, un precipitare, d’acque, una sferza sugli occhi, una pioggia da inondare ogni altra pioggia, insieme col ricordo di tutte le altre piogge. Pioveva a tonnellate, una pioggia tambureggiante, che decapitava la pineta, tagliava gli alberi come un’enorme cesoia, tosava prati, scavava gallerie, nella terra e dissolveva cespugli. Rattrappiva le mani degli uomini in mani grinzose da scimmie. Pioveva una pioggia vitrea, che non aveva mai fine…

Demetrio raggiunse finalmente l’Hotel Erotica. Fuori come due zombie, intravide quegli spaventapasseri, inzuppati, sfiniti, disfatti come gesso che si venisse sciogliendo. Demetrio aveva una faccia che una volta era stata abbronzata, ma ora la pioggia e la solitudine, l’aveva dilavata fino a sbiadirla, e la pioggia gli aveva annacquato il colore degli occhi che erano grigi, come i denti e i suoi capelli… Un trentenne sconfitto col suo fardello da espiare…

Una vecchia insegna al neon viola, dove si legge tel erica... Esplode la voce di Mina in uno dei suoi incredibili fraseggi/ Un pianista di piano bar, esegue una sinuosa suite che un cronista romantico e disilluso chiamerà Salutiamo Rachele Lounge

Un'altra notte trascorsa all’Erotica Hotel, per cicatrizzare le tue ferite col bourbon e la ruvida lingua di un trans disperato che sogna un corpo altro, qualche curva in più, qualche ammennicolo in meno, e tanta tenerezza da espiare per evitare altro dolore, altre sofferenze gratuite, le voci di giovani disgraziati che non hanno come passare il tempo che maltrattando qualcuno che batoste ne ha avute fin troppe e prega un’altro Dio, più magnanimo e comprensivo, con un cuore e con braccia vigorose…

Un mondo egoista che non da scampo ad un cuore puro o indifeso, finchè non avrà scavato un solco che diverrà un callo di incomprensione… Vagava come un ombra nella notte, in questa epoca disfatta, reggendo fieramente una fiaccola di speranza e umanità.

”C’è un mondo dentro il mio mondo che non riesco a svelare. Un universo fatto di pezzi di carne e nervi, è una camicia sbrindellata come un brano di Willie Nelson. Sangue sul parabrezza & lirico stupore: ancestrale orrore! C’è un sogno dentro al mio mondo fatto di lardose cosce, lingue felpate, sudore, vino rosso e pillole del giorno dopo. E ogni coito perduto o dimenticato risuona in questa notte solitaria all’ Erotica Hotel, dove i disperati incancreniti come me piangono la loro amata. E’ una sinfonia di disperazione, che come gocce sul mio impermeabile mi fanno compagnia. Ogni cosa rimane in superficie e come una supposta d’eroina brucia e tende a risalire. Un colpo sordo invade la mia meditazione. Pallottole argentate sono questi ricordi, un passato ingombrante e un presente da decifrare. Ma non c’è più la magia né l’innocenza, soltanto due fessure socchiuse che gli altri chiamano occhi. Ho camminato errabondo e inquieto fino a ritrovare le mie domande di sempre massacrate dalla realtà. Adagiato in questo mio giaciglio, asilo perpetuo, sempre più fragrante d’ineffabile Vittoriosa Sconfitta. Mi vedo bambino e adulto, saggio e innocente, ribelle che veste panni reazionari, tendendo la mano in segno di ricompensa…"
Un’altra iniezione di fiducia, sopra la mia epidermide… Un bacio di amicizia e complicità, cose che né il denaro né il prestigio riescono ancora a corrompere. E quando ti pago non sei tu a prostituirti, ma la mia mente, che come formaggio svizzero si ricopre di tarli. Seduto, in questa stanza spoglia dell’Erotica Hotel, prendo sempre quella; il proprietario mi scruta con fare dubbioso, osservo le tue mammelle burrose, pronte a riempire il mio dolore. Le tue natiche dolci e sinuose, abbondano in curve di perversa consapevolezza. Ho sempre avuto un debole per le belle donne dai capelli lunghi e lisci, non so come ma le ho sempre tenute a debita distanza… bevo sangue consacrato dal tuo mistico ombellico… e per la prima volta ti racconto le mie ossessioni, le paure, e tu comprensiva come solo una Dea sa essere, mentre lavori di lingua, labbra e sorrisi. Avevo bisogno del tuo profumo, stanotte, mi sento l’ultimo guerriero sopravvissuto al proprio sterminio, come un cucciolo di leone bianco che vuole giocare coi suoi fratelli svaniti, succhiando il latte di tutto il branco senza sbattere più su questa prigione dorata che puzza di metallo e semi di carruba. Quando eravamo re, e quando i Sovrani del Sole e del Coraggio vestivano le nostre pelli in segno d’adorazione. Macchina perfetta di vigore. Epitome del Cosmo. Capaci di percorrere pochi metri in un soffio di vento e di copulare fino alla fine del giorno. Torneremo a ruggire, torneremo a regnare. “Il futuro ci appartiene nel nostro passato”. Eravamo gia predisposti alla corruzione, con un finto idealismo da sbandierare, pronti a barattare per una camera da letto effimera i nostri principi e le nostre vesti. A mettere in svendita: il cuore, il cazzo, i muscoli… tutto andrà al miglior offerente, non per forza a chi merita i nostri desideri. Ci siamo fatti contaminare e le prime cose chi ci hanno preso sono state la purezza e il sogno, adesso li rimpiangiamo e rincorriamo invano, ma sappiamo bene di averle deprezzate e svendute come inutili appendici che ci rallentavano nella corsa, proprio come l’uomo perse la coda. C’è un serpente che striscia e ammalia, senza cadute di stile forse perché non ha stile.

Ma sono sempre io quello che ha torto e fame e sonno quando nessuno è pronto ad offrire un ristoro a questa pelle martoriata che fu maschio e adesso non lo è più… E il valore simbolico delle cose, ma anche le migliori casate hanno perso i loro Araldi, adesso e non puoi trovare aperto il tuo bar ogni volta che hai la gola secca proprio come non trovi le gambe aperte ogni volta che hai l’alzabandiera. Il vuoto corno suona parole sprecate che avvertono che Egli non è impegnato a Nascere, è impegnato a morire... Non c'è nessun problema madre, sto solo sospirando... Strappati all'arida terra che si nutre di buio e luce, l’asfalto sulla strada brucia, brucia dannatamente di sudore e fantasmi. E forse non è un miraggio quella borraccia d'acqua e terriccio, lasciata a morire tra le pietre ed erbacce del deserto. La Valkiria delle tenebre mi sta aspettando all’incrocio dei desideri. Fuori: la pioggia cade sopra l’albero e lo sperma si asciuga sulla pancia.
Detesto il sole che tramonta la sera, mi fa pensare che è il mio ultimo giro. Se domani sto come oggi, farò fagotto e andrò via da qui. Lei deve avere il cuore come uno scoglio in mezzo al mare, sennò non sarebbe andata così lontano da me. Ma tutto quello che possiedo oggi sono semi di carruba per cavalli da tiro… e tutto quello che vedo sono occhi scuri...
Mi chiamano pervertito, ma la mia unica perversione è ostinarmi a voler ancora respirare. Ma non mi va di darla vinta a Loro, chiamatemi un’idealista da materasso, uno puzzolente mutandaro, e sia, dopotutto il mio dio ha inventato l’uomo perché era rimasto deluso dalla scimmia. Ci sono molti buoni sistemi per proteggersi dalle tentazioni, ma il migliore è la codardia. La tua broda fumante ricopre ogni mia malinconica cicatrice, le mie imperfette certezze si ricoprono di lanugine, e il mio pensiero cova rassegnazione e odio, sotto questo petto stanco e invecchiato…

Disperso nella pioggia, caldo e mortale come la bramosia, come sabbia sugli occhi. Fratello d’armi, la nostra consegna è non cedere un avamposto di putrida fanghiglia. Dissoluti da salotto, reietti da cocktail bar, Mascherati e Anonimi. Costruiranno ospedali come templi alle malattie che stanno creando. Farò uscire dalla mia bocca solo fuoco e fiamme, il veleno sgorgherà dal mio cuore.Una possibile redenzione ci darà un’altra possibilità d’errore. L’ultima cosa sensata che un uomo può fare è stare dalla parte della gente. Pronto a combattere la mia battaglia. Il miglior modo per stare allegri è cercare di rallegrare qualcun altro.

Note

La sigla S.R.L. sta per Salutiamo Rachele Lounge


Personaggi e interpreti (protagonisti anonimi e vinti)

Demetrio (Chiamatemi Demetrio)
Rachele (Salutiamo Rachele)
La cameriera del bar (Diamole una buona mancia)

1 commento:

Giuseppe Scano ha detto...

, continua cosi . se sei utente splinder mi farebbe piacere poterti invitare da me su cdv.splinder.com . ppure se mi dai il tuo email t'invito su quello di bloger ulisse-compagnidistrada.blogspot.com