martedì 2 dicembre 2008

Una storia d’amore dell’Erotika Hotel - scritto da Compagnidiviaggio



Una storia d’amore dell’Erotika Hotel - scritto da Compagnidiviaggio

Per aiutare il tempo nella sua funzione dimenticatrice oltre che per spirito d'avventura e per lasciarmi alle spalle un amore ormai finito ho scelto di venire ad esercitare la mia laurea in medicina qui in Uganda. Dopo essere sbarcato dall'aereo all'aeroporto di U. che era l'alba (se non addirittura prima ) ramingo e ancora assonnato, in una città taciturna (o quasi) e senza sogni con il desiderio di ricominciare una nuova vita , mi avvio a prendere il pullman anzi sarebbe meglio chiamarlo torpedone per andare a G. dove ha la missione Don M. dove mi aspettano per iniziare la mia esperienza di medico ausiliario. Osservo mentre attendo che arrivi il mezzo per andare al mio luogo di destinazione. La gente del luogo ed i loro costumi, ma soprattutto la loro pazienza nel dover aspettare e o nel rimanere calmi quando si vedono mezzi pieni all'inverosimile con meraviglia i torpedoni o taxi camionali e molte biciclette cariche e le rarissime auto private. Finalmente arriva la mia corriera, il viaggio è lungo visto le pessime condizioni delle strade (se cosi si posso chiamare) dovute ad anni e anni di guerre, alla lotta per l'indipendenza coloniale prima, e poi guerre civili fra le varie fazioni del fronte di liberazione ed ad inondazioni.

Vorrei dormire, ma attratto sia dai paesaggi, sia dalla gente e dal loro ottimismo, dal suono della loro lingua e dai loro sorrisi nel vedere una persona straniera e di diverso colore rimango sveglio. Ad una fermata, una delle tante, sale questa ragazza di colore di cerca 26-28 anni con i tratti che la fanno somigliare ad una occidentale. Si siede di fronte a me poiché è l'unico posto libero del mezzo. Provo, stanco di ore e ore di silenzio, a vincere la mia timidezza e la paura di fare gaffe nel pronunciare quelle poche parole locali insegnatomi dal mio amico K. immigrato del Mozambico, ed inizio a parlare. Esaurite quelle poche parole di lingua locale, provo a parlare in Esperanto e poi in inglese. Lei con un sorriso sensuale: “ Conosco anche l'inglese”. Allora parliamo e parliamo per due ore circa. Lei mi racconta del suo paese e della sua famiglia sia di quei pochi ricordi che aveva della famiglia "originale" sterminata o quasi dalla guerra civile, sia dell'orfanotrofio dei missionari, sia di quella adottiva da quando aveva 16-17 anni e del suo lavoro come cameriera all’Hotel Erotika.

I nostri sguardi s'incontrano più volte, soprattutto non faccio altro che fissare il suo corpo da antilope. Ad un certo punto, stanco per il jet lang e da 4-5 ore di viaggio fatte m'addormento visto che ne ho e altre 5-7 da fare. Ad una fermata lei mi sveglia, io, intontito per il sonno, credevo d'essere arrivato, la ringrazio. E lei in maniera cosi passionale, seducente, lascivo, licenzioso: “E’ la mia fermata”. Allora la seguo. Dopo aver preso un taxi collettivo , arriviamo all'albergo situato sulla collina della città, nel vecchio quartiere coloniale, quasi al confine tra esso (zona diventata malfamata con edifici, ormai macerie o ruderi, lesionati dai bombardamenti delle varie guerre) ex coloniale e zona moderna. Visto dai piedi della collina luogo della fermata dell'autobus sembra un edificio molto più infimo di quanto si possa pensare, visto che era durante l'ex regime del dittatore e i suoi scagnozzi prima che fosse preso dalla resistenza il punto di incontro dove i scagnozzi del conte scambiano merci rubate e mille altri loschi affari, oltre ad essere (funzione che ha mantenuto tutt'ora anche se in maniera più sobria e discreta) luogo d'incontro per amori più o meno sordidi. Infatti quando lei disse al taxista la nostra destinazione uno dei passeggeri disse qualcosa e tutti, compresa lei, risero. Subito dopo lei mi tradusse: ”Qui non potete brindare l'un l'altro che con cuori spezzati: lassù brinderete con bicchieri infrangibili”. Risi anch'io giacché era una frase presa da Moby Dick, uno delle letture preferite della mia adolescenza. Una volta arrivati a destinazione mi accorgo invece che l'apparenza mi aveva tratto d'inganno, in quanto esso è uno dei pochi, se non l'unico edificio rimasto intero, dopo decenni di guerre, unica testimonianza del burrascoso passato sono i segni di spari sul muro. In realtà , a quanto mi ha raccontato E. sono dovuti non a una battaglia, ma ad una fucilazione di partigiani da parte d'appartenenti delle milizie del regime visto che tale albergo durante i combattimenti fu sempre risparmiato in quanto sia gli uomini del regime coloniale, prima, sia gli uomini delle opposte fazioni, lo consideravano loro roccaforte-base operativa.Entrammo e dopo aver varcato una grandissima sala d'aspetto in stile coloniale, ed un lungo corridoio arrivammo alle stanze del personale e lì trascorremmo la notte.Quella fu un’intensa notte d'amore. All'alba abbandonai con rammarico, in quanto avevo dato al parola a Don M. , mio padre spirituale fin da bambino e poi perchè era il mio incarico di medico E . Tale luogo che inizialmente avevo considerato infimo e deprimente e che adesso consideravo magico, poiché la notte passata con E. fu una (se non addirittura l'unica) della mia vita. Arrivai, dopo un viaggio tormentato per via delle strade mal ridotte, e lacerato nell'anima per aver abbandonato E. , la notte a G. Il giorno dopo iniziai a lavorare, pensando così che questo, insieme al tempo mi avrebbero aiutato a chiudere tale ferita, ma così non fu, visto che pensai continuamente a Lei. Mi ero sempre ripromesso di andare a trovarla e di portarla qui da noi, o se non fosse stato possibile, d'abbandonare il mio posto e di mandare tutto a ramengo. Quando appresi per radio che un taxi camionale era saltato su una mina (una delle eredità di decenni di guerre) proprio nella zona dove lavorava E.

Le mie preoccupazioni furono confermate da una lettera contenente alcuni suoi oggetti personali, fra cui una sua foto, inviatomi da E. che lavorava alla reception dell’Erotika Hotel. Da quel momento qualcosa è morto anche in me.

Musica di sottofondo: Aria da capo e fine di J. Sebastian Bach

Mentre scrivo questo post in sottofondo dalla radio d'internet si sentono le prime parole di DISPERATO EROTICO STOMP di Lucio Dalla

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6 commenti:

silvano ha detto...

Bello come racconto, un po' minimalista, per nulla erotico, più drammatico direi, ma bello mi è piaciuto.
grazie.
ciao, silvano.

Anonimo ha detto...

Che racconto triste epensare che dal titolo mi aspettavo peperoncino,comunque interessante.complimenti.

Anonimo ha detto...

l'erotismo è soggettivo,
..la tristezza può essere erotica,
un Dramma è Erotico,
i pensieri di ognuno di Noi sono erotici, a prescindere che sia commedia o tragedia...
è solo una questione di affinità e punti di vista.

B_giornata.

Elsa ha detto...

ti ringrazio...
ma se scrivo bene io, tu scrivi benissimooo:)
Elsa

pss che storiaaaa! l'ho divorata.

Elsa ha detto...

apetto il prossimo capitolo...
un saluto
Elsa

Giuseppe Scano ha detto...

ne avrete un assaggio a breve perch[ quello che ho scritto [ troppo lungo e allora lo spezzetto in pi\ parti